Le malghe di Porzus - Le Accuse
Dopo l'esecuzione Mario Toffanin e i suoi sottoposti, Aldo Plaino e Vittorio Juri, stilarono una relazione indirizzata non agli organi della Resistenza, come ci si sarebbe aspettato vista l'accusa di tradimento e di aver trattato con le formazioni repubblicane, ma solo alla Federazione comunista di Udine e al Comando del IX Corpus Sloveno, in cui sostenevano che l'esecuzione aveva avuto "pieno consenso della Federazione del partito" e in cui accusavano i partigiani della Osoppo di essere dei "figli di papà", i cui comandanti in punto di morte avrebbero inneggiato al fascismo.
Mario Lizzero, commissario politico delle brigate Garibaldi in Friuli, venuto a sapere dell'eccidio propose in un primo tempo la condanna a morte per Toffanin e i suoi uomini, ma questi vennero successivamente solo destituiti dalle loro posizioni di comando nei GAP. I dirigenti della federazione del PCI di Udine (Ostelio Modesti, segretario, e Alfio Tambosso, vice segretario), sosterranno che la responsabilità dell'azione era da imputarsi interamente a Toffanin, che non avrebbe interpretato correttamente gli ordini, anche se poi il PCI ne faciliterà il trasferimento in Jugoslavia. Una commissione d'inchiesta del CNL, presieduta dallo stesso Ostelio Modesti, e di cui facevano parte un rappresentante per la Osoppo e uno per la Garibaldi, non giunse a nessuna conclusione e il 25 aprile la questione passò in secondo piano.